La giusta distanza
La giusta distanza
Dino Lanzaretti non è mai stato un intraprendente sportivo. Aveva un lavoro sicuro, di quelli che non cambieresti mai, e lasciava passare gli anni uno dopo l’altro, senza sbilanciarsi troppo.
Di fronte al suo ufficio c’era il cimitero del paese. Ogni giorno si ritrovava, affacciato alla sua finestra, a spiare le vite degli altri, quelle serenamente terminate e quelle tormentate di chi restava. Col tempo, gli è cresciuto dentro uno spirito di ribellione: non poteva limitarsi ad essere spettatore della sua vita, era giunto il momento di portare la distanza tra lui e il giorno della sua morte a più di quei cento metri che lo separavano dal camposanto. Doveva cominciare a vivere il più intensamente possibile. Ha consegnato le dimissioni ed è partito zaino in spalla per il Messico. E la salvezza.
Dal pellegrinare a piedi all’alpinismo verso gli irraggiungibili ai più 6000 del Nepal e del Sud America, con la “casa” costantemente sulle spalle e le sole proprie forze su cui contare, il passaggio è stato breve. Era sempre più deciso a meritarsi a piccoli passi ogni minuto vissuto.
Ciò di cui più si rendeva conto di avere bisogno, però, era conoscere la vera gente dei luoghi che attraversava e le loro diverse culture, e la montagna con la sua inesorabile solitudine non permetteva fino in fondo questo tipo di esperienza. Desiderava incontrare le persone, vivere con loro, scambiarcisi i pensieri. Doveva viaggiare rasoterra.
Un unico mezzo di locomozione gli avrebbe permesso di contare unicamente su se stesso e coprire grandi distanze: la bicicletta.
Dopo i primi, faticosi, 8000 km in Asia, in sella ad una bici inadeguata, senza nessun tipo di preparazione o allenamento fisico, non è più riuscito a fermarsi. Si è diretto in Tibet e Uzbekistan, ha risalito le Americhe e il Canada e attraversato l’Africa ( http://www.dinolanzaretti.it/ ).
Una nuova vita, 50.691 km senza una destinazione precisa, come unica meta un posto in cui sistemare la tenda e rifocillarsi fino alla partenza successiva. Godendosi le esperienze positive, lasciando alle spalle quelle negative con la consapevolezza di averle superate, studiando le carte e le tappe, concentrandosi sempre e solo sul presente. Scacciando la paura, reale o supposta, spingendo sui pedali.
Martina Fabbri