Il turismo lento sposta persone, ma soprattutto valore: presenze diffuse, spesa capillare, lavoro locale. In Italia il cicloturismo cresce a doppia cifra e i cammini consolidano stagioni più lunghe. Con scelte di governance semplici, i territori interni e le aree periurbane possono trasformare sentieri e strade bianche in un’economia di prossimità.
Cosa c’è di nuovo → Il cicloturismo in Italia sfiora 89 mln di presenze (2024) e ~9,8 mld € di spesa diretta: trend in accelerazione.
Cosa significa per la tua realtà → Ogni 1 € investito in itinerari a piedi può attivare fino a 18 € di ricadute locali se la governance è chiara.
Cosa fare adesso → Standard minimi, rete di operatori, landing di prodotto (mappe, alloggi, servizi) e misurazione degli impatti.
L’onda lunga (e silenziosa) della domanda. Dopo il post-pandemia, cammini e cicloturismo non sono più nicchia: nel 2024 le presenze cicloturistiche in Italia arrivano a ~89 milioni (oltre il 10% delle notti turistiche), con ~9,8 mld € di spesa diretta. Sono numeri da politica industriale, non da hobby domenicale.
Perché lenti = resilienti. Il turismo lento distribuisce flussi nel tempo contribuendo alla destagionalizzazione della fruizione turistica, alimentando perfino in modo preferenziale i mesi di “spalla” e la bassa stagione, quando le temperature tornano gradevoli e la folla si dirada. Ma non solo: rispetto al turismo di massa, cambiano anche gli spazi (borghi e frazioni) e gli attori coinvolti (ospitalità diffusa,ostelli, micro-servizi). L’equazione funziona se l’infrastruttura è “leggera ma continua”: tracce affidabili, segnaletica coerente, punti acqua/ristoro, info aggiornate, strutture ricettive ben distribuite e sensibili alle esigenze della clientela.
Dove vince (e perché). I casi studio europei e italiani mostrano un’evidenza: non servono fuochi d’artificio, ma poche cose concrete per far decollare un territorio e trasformarlo in una destinazione lenta.
- tracciati chiari e fruibili in sicurezza anche in autonomia,
- governance partecipata ed efficiente
- servizi minimi ma fondamentali.
Dalla Rota Vicentina ai modelli italiani (Sicily Divide, Via Silente, Cammino di Oropa), la chiave è un soggetto coordinatore che mette a sistema manutenzione, standard, promozione e rete di operatori. Nelle prossime edizioni di questa newsletter analizzeremo vari aspetti di questa formula per capire insieme come metterla a terra.
Dal sentiero all’economia. Quando l’itinerario è percorribile, ben raccontato e il flusso di camminatori o cicloturisti si apre, le ricadute sono evidenti e capillari, ben più che con altre tipologie di turismo, che vanno a beneficiare solo elementi puntuale dell’ecosistema economico locale. Nel giro di pochi anni, per rispondere alle esigenze dei viaggiatori lenti si attivano posti letto (B&B, affittacamere), ma anche presidi importanti per il territorio: negozi di alimentari, bar e locande, preziose per il viandante ma anche per la gente del posto. E nuovi posti di lavoro possono venirsi a creare grazie a servizi turistici integrativi: trasferimento bagagli e persone, noleggio/e-bike, guide, ristorazione, artigianato, prodotti tipici. Ogni euro investito in itinerari di turismo lento ben gestiti può generare fino a 18 euro sul territorio se governance e servizi funzionano in modo efficiente.
Numeri che contano
- 89 mln presenze cicloturistiche in Italia (2024) → >10% del totale turistico.
- ~9,8 mld € spesa diretta cicloturisti (2024).
- +54% circa la crescita 2024 vs 2023 nelle presenze in bici.
- Fino a 18:1 il moltiplicatore economico di un buon itinerario a piedi.
- Target in espansione: e-bike allarga platea (famiglie, senior), alta propensione alla spesa di chi arriva dall’estero.
La voce di…
“Un itinerario funziona quando la gente sa dove dormire, dove riempire la borraccia e chi chiamare se qualcosa va storto. Il resto è narrazione.” — Gianguido, il nostro Route verifier
Vuoi trasformare un percorso in prodotto?