Centinaia di persone in marcia nelle quattro giornate di cammino, cinquecento firme raccolte per la petizione che chiede al governo italiano e alla Commissione Europea di impegnarsi in modo più incisivo per fermare il genocidio della popolazione di Gaza, varie amministrazioni comunali che hanno deciso di sostenere il progetto: questi i principali risultati della “Local March for Gaza”. Ci auguriamo che sia la prima di una lunga serie di marce per la pace, verso la pace.
Quando alcuni amici che si sono definiti “donne e uomini senza potere, increduli e sconvolti di fronte all’immensità del male che sta distruggendo Gaza e la sua popolazione” hanno proposto all’associazione Movimento Lento di collaborare nell’organizzazione di una manifestazione a sostegno della popolazione palestinese, del cessate il fuoco e di azioni concrete e pacifiche per liberazione degli ostaggi, l’adesione è stata immediata.
L’idea era quella di partire dal Santuario di Oropa in una “processione laica”. Ci è sembrato naturale che l’iniziativa si concretizzasse in una marcia “in direzione ostinata e contraria” lungo il Cammino di Oropa. Lo abbiamo fatto per incontrare il numero massimo possibile di viandanti, ma soprattutto per coinvogere le comunità locali e sondare la loro sensibilità su un tema così drammatico e difficile da affrontare come il genocidio (si, è così che va chiamato) della popolazione palestinese, a Gaza e in Cisgiordania.
Abbiamo voluto trasformare il Cammino di Oropa in uno strumento di pace. La Local March for Gaza non è stato un gesto simbolico fine a sé stesso, ma un’azione concreta, coraggiosa, collettiva. Abbiamo camminato da Oropa verso la pianura, come se il cammino spirituale che di solito porta al santuario dovesse ora riversare la sua energia in direzione opposta, verso le città, verso le istituzioni, verso il mondo.
La marcia si è svolta dal 10 al 13 luglio 2025: quattro giorni intensi in cui abbiamo attraversato boschi, colline e villaggi, con un ritmo lento e potente. Un gruppo di manifestanti si è staccato dalla marcia l’ultimo giorno per raggiungere Milano in bicicletta e consegnare in prefettura la petizione firmata.
Non è stata una manifestazione qualsiasi. E’ stato un atto politico intimo e pubblico insieme, un rito collettivo fatto di silenzi, di incontri, di passi e parole.
Le tappe del cammino
Più di cento persone sono partite da Oropa con il cuore colmo di speranza, indossando o sventolando bandiere palestinesi e arcobaleno, e cartelli scritti a mano. A Pollone, Sordevolo, Netro, Sala Biellese, Torrazzo, Magnano, Viverone, Roppolo, Cavaglià, Santhià… in ogni paese ci aspettavano. C’erano sindaci, assessori, cittadini, gruppi di accoglienza, bande musicali e volontari della Pro Loco, persone che offrivano frutta, acqua, un sorriso.
I dialoghi sono stati profondi e veri. Abbiamo incontrato amministratori che hanno aderito alla petizione, condiviso pensieri con chi aveva vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione o del conflitto.
Abbiamo ascoltato testimonianze, recitato poesie, cantato e camminato fianco a fianco con chi non conoscevamo, ma che in quel momento era fratello o sorella di strada.
Ogni sosta è stata un’opportunità di riflessione, un invito alla lentezza, un’occasione per mettere in discussione la nostra indifferenza. La sera siamo stati accolti in alloggi i cui gestori ci hanno offerto ospitalità gratuita. Abbiamo cenato insieme, abbiamo condiviso racconti e silenzi.
I numeri della marcia
Il bilancio “quantitativo” può sembrare piccolo, ma per noi è enorme:
- 4 giorni di cammino (più 2 in bicicletta per consegnare la petizione firmata alla Prefettura di Milano)
- oltre 500 firme raccolte a sostegno della petizione
- 14 sindaci e amministrazioni locali coinvolte
- più di 160 viandanti in cammino, centinaia di cittadini coinvolti negli incontri
- dozzine di articoli, interviste, testimonianze pubblicate
- e soprattutto una rete di persone e territori che si è attivata per un obiettivo comune.
Abbiamo sentito con forza che camminare insieme può essere un gesto rivoluzionario. Che un passo, ripetuto da cento piedi, può smuovere le coscienze più di mille parole.
Perché Gaza?
Perché Gaza non è un luogo lontano. È uno specchio in cui si riflette il nostro grado di umanità. Ogni giorno vediamo immagini che non vorremmo vedere, leggiamo notizie che ci lasciano impotenti, eppure sentiamo il dovere di non restare in silenzio.
La Local March for Gaza nasce dal desiderio di non voltare lo sguardo, di non restare indifferenti. È un modo per dire: noi ci siamo. Per chiedere all’Italia e all’Europa di uscire dalla retorica e assumersi responsabilità vere. Per pretendere che si fermino le armi, che si apra un corridoio umanitario, che si salvino i civili, le donne, i bambini, le famiglie.
Una marcia che non finisce
Abbiamo iniziato nel Biellese, ma questa marcia non si ferma. Il sogno è che ogni cammino d’Italia possa ospitare una “Local March for Gaza”, o una marcia per ogni popolo oppresso, per ogni diritto violato, per ogni guerra che vogliamo fermare.
Camminare è uno degli atti più umani e radicali che possiamo compiere. Unisce, guarisce, collega. E allora usiamolo per costruire ponti, non muri. Per generare dialogo, non odio. Per accogliere, non respingere.
Noi siamo pronti a offrire il nostro supporto a chiunque voglia organizzare una marcia per la pace sul proprio cammino. Mettiamo a disposizione le nostre competenze, la nostra rete, la nostra esperienza.
Scriveteci, contattateci. Organizziamoci. Camminiamo ancora. Camminiamo insieme.
Per informazioni su come proporre una Local March sul tuo cammino, scrivi a
Ascolta il Podcast della marcia realizzato da Italia che Cambia su YouTube → Local March for Gaza
Visita il sito della Local March for Gaza e leggi la petizione
Per approfondire la conoscenza di Gaza leggi l’articolo di Nazarena Lanza sul sito ufficiale.