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L’importanza della governance per il successo di cammini e ciclovie

L’importanza della governance per il successo di cammini e ciclovie

Costruire un cammino o una ciclovia significa molto più che tracciare un percorso. La segnaletica non basta: servono visione, organizzazione e capacità di fare squadra. Senza una governance condivisa, un itinerario resta solo una linea sulla mappa. La qualità nasce dalla capacità di gestirlo insieme.

Negli ultimi anni, i cammini e gli itinerari ciclabili italiani hanno conosciuto una crescita costante. Nel 2024 i cammini hanno generato 1,43 milioni di pernottamenti e coinvolto oltre 190.000 persone. Le presenze cicloturistiche, secondo i dati Isnart, hanno superato gli 89 milioni, con un impatto economico diretto vicino ai 10 miliardi di euro. Numeri che parlano chiaro. Ma per trasformare questi flussi in sviluppo territoriale duraturo, serve una regia.

E qui entra in gioco la governance. Una parola che può sembrare tecnica, ma che riguarda da vicino ogni amministratore locale, operatore, progettista o associazione coinvolta nella valorizzazione di itinerari. Perché la verità è semplice: un cammino non è un sentiero nel bosco, una ciclovia non è solo asfalto. Sono prodotti turistici. E come ogni prodotto, hanno bisogno di progettazione, cura, narrazione, promozione, manutenzione e servizi. Non basta tracciare una linea su una mappa o installare qualche cartello per attivare una destinazione.

La governance di un itinerario è l’insieme delle regole, dei ruoli, delle relazioni e delle responsabilità che consentono di gestire, valorizzare e far evolvere un cammino o una ciclovia. È ciò che distingue un percorso “fantasma”, che esiste solo nei depliant, da un itinerario che diventa esperienza viva, frequentata, raccontata e riconosciuta.

Modelli e buone pratiche esistono, in Italia e all’estero

Chi immagina che il settore sia privo di riferimenti, si sbaglia. In tutta Europa (e ormai anche in Italia) si moltiplicano i modelli di gestione, con forme organizzative che vanno dalle Destination Management Company (DMC) alle Fondazioni di Partecipazione, passando per associazioni miste, consorzi turistici, GAL e cabine di regia multistakeholder.

Ci sono esperienze di gestione da parte di enti pubblici, come il Cammino di San Cristoforo in Friuli-Venezia Giulia, che ha visto il GAL Montagna Leader diventare regia stabile del progetto, coordinando operatori, amministrazioni e comunità locali. O ancora, modelli di promozione imprenditoriale ibrida come Sicily Divide, dove un progetto privato si è strutturato nel tempo come riferimento nazionale per il bikepacking. Ma anche casi di associazionismo illuminato, come La Via Silente, associazione nata dal basso e sostenuta dalla Regione Campania, oggi punto di riferimento per lo sviluppo del cicloturismo nel Cilento.

In Europa, la Germania ha saputo costruire una vera infrastruttura turistica attorno alle sue ciclovie, con oltre 70.000 km mappati, certificazioni per gli alloggi e un sistema professionale riconosciuto. La Francia ha investito in reti di lunga percorrenza e in portali di promozione centralizzati (France Vélo Tourisme), mentre l’Olanda ha fatto dell’esperienza cicloturistica un servizio pubblico diffuso, integrato con i nodi della mobilità quotidiana.

Perché parlarne oggi, in questa newsletter

Forse vi state chiedendo: ma in fondo, io sono un sindaco, un assessore, un dirigente GAL, che c’entro con tutto questo?

C’entrate eccome. Quando si parla di governance, c’entriamo tutti, perché deve essere l’intero territorio a lavorare in squadra per far sì che un cammino o una ciclovia abbiano successo e diventino luoghi accoglienti e attraenti.

Perché siete voi che oggi vi trovate, spesso per primi, a dover promuovere una destinazione. Siete chiamati a far diventare attrattivo un territorio che magari ha pochi abitanti, pochi servizi, ma un grande potenziale in termini di storie, natura, bellezza. E se volete che quel potenziale si trasformi in presenze, pernottamenti, economia per il bar del paese e il B&B di nuova apertura, allora serve progettare un sistema. Non improvvisare.

Governance significa scegliere il modello adatto per il vostro contesto. Significa costruire una rete stabile, che tenga insieme operatori locali, enti pubblici, comunità e camminatori. Significa anche riconoscere che, senza qualcuno che tenga le fila (che tracci la mappa, aggiorni i contatti, gestisca i reclami, curi la segnaletica, promuova il sito), la macchina si inceppa.

E non vi preoccupate: non si tratta di applicare formule astratte. Si tratta di imparare da chi ha già sperimentato, adattando strumenti e soluzioni al vostro territorio, alle esigenze delle comunità locali e alle caratteristiche specifiche dell’itinerario. Lo faremo anche noi, da questa newsletter, proponendo nelle prossime uscite modelli concreti di gestione, strumenti operativi e buone pratiche da cui prendere spunto.

Un cammino (e una ciclovia) si costruisce. E si governa.

Chi lavora nel turismo lo sa: la credibilità di una proposta si gioca nei dettagli della logistica quotidiana. Se il camminatore trova tutti bar chiusi a pranzo, la ciclista non sa dove mettere al sicuro la propria e-bike durante le ore del riposo o non riesce a scaricare la traccia gpx, se le informazioni online sono obsolete o il percorso è mal segnalato, non tornerà. E probabilmente lo racconterà ad altri.

Ecco perché la governance non è solo un tema da convegni, ma un lavoro quotidiano, nonché il fattore decisivo per il successo di una destinazione outdoor. È ciò che consente di raggiungere e mantenere standard elevati, di rispondere alle esigenze dei viaggiatori, di evolvere nel tempo. È ciò che trasforma una linea disegnata su una mappa in un prodotto turistico credibile e competitivo.

Oggi non proponiamo soluzioni magiche. Ma offriamo riflessioni, strumenti, e soprattutto una bussola: non basta tracciare un itinerario, bisogna prendersene cura. E per farlo servono persone, ruoli, obiettivi, risorse e una visione condivisa.

Vuoi costruire la governance del tuo itinerario?

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