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Fare pipì in natura

Fare pipì in natura

Camminare a lungo in natura con solo il nostro zaino in spalla ci avvicina in modo incredibile alla nostra essenza animale, spogliandoci dai tantissimi bisogni indotti dalla società e riportando in evidenza le esigenze di base. Mangiare, bere, proteggerci dagli elementi sono i primi che ci vengono in mente, ma… tutto ciò che introduciamo nel nostro corpo, dovrà anche uscirne. Questa certezza diventa evidenza quando percorriamo sentieri e cammini particolarmente frequentati: la nostra specie si distingue immediatamente per la capacità primordiale di scovare nascondigli e slarghi dove liberarsi nel rispetto della privacy, ma non certo dell’impatto ambientale: i punti migliori sono infatti puntualmente costellati di fazzolettini di carta in vari gradi di degradazione.

Nella prima Pillola di Sostenibilità abbiamo già visto con The Walking Nose qualche consiglio su come fare la cacca in natura e oggi, l’avrete capito, parleremo di come fare pipì in natura rispettando l’ambiente.

Prima di tutto: dove farla?

Il primo requisito che ci viene di solito in mente quando cerchiamo il luogo ideale per liberarci è che sia ben nascosto o almeno poco visibile. Tuttavia, è importante ricordare che le deiezioni umane sono portatrici di virus e batteri che possono trasmettersi con facilità agli animali e anche ad altri escursionisti o semplici passanti. È quindi importante avere l’attenzione di allontanarsi sensibilmente da torrenti, fonti d’acqua, da spiazzi per tende o pic-nic e – anche – dai sentieri. L’ideale sarebbe allontanarsi di almeno 60 metri per minimizzare il rischio di contaminazione: questa distanza equivale a circa 70 passi di un adulto (100 di un bambino). 

La carta igienica e i fazzolettini 

Dopo aver fatto pipì, asciugarsi è importante – soprattutto per le donne, ma non solo – per evitare irritazioni e infezioni, ma come farlo? I fazzolettini e la carta igienica dovrebbero essere non profumati, non contenere ammoniaca o altre sostanze chimiche sbiancanti ed essere biodegradabili. 

Una volta utilizzati è fondamentale non abbandonarli in natura, nemmeno scavando un buco nel terreno e seppellendoli: un fazzolettino impiega infatti circa tre mesi per degradarsi completamente e trasformarsi in acqua e anidride carbonica. L’ideale è portare con sè un sacchettino sigillabile in cui riporli una volta utilizzati e portarli con sè per differenziarli in modo appropriato una volta rientrati a casa o raggiunto un centro abitato.

Il Pee rag o la salvietta da pipì: una scelta pratica e sostenibile 

Da alcuni anni si è diffuso un nuovo accessorio soprattutto fra chi percorre i grandi trail americani, che attraversano parchi naturali e coprono lunghe distanze in territori pressoché disabitati. In questi casi, una soluzione leggera, riutilizzabile e sostenibile diventa molto preferibile. Un pee rag è in sostanza una salviettina con un lato in materiale morbido e assorbente (cotone, microfibra), un lato impermeabile e un laccetto per appenderlo allo zaino da utilizzare per asciugarsi solo dopo aver fatto pipì.

Se ami il fai-da-te, puoi facilmente realizzarne una da te, ritagliando un pezzo di una vecchia bandana o di un vecchio asciugamano in microfibra e cucendolo a un pezzo di tessuto preso da un vecchio zaino o da un capo impermeabile, come un guscio tecnico. Sarà questo il lato che impugneremo durante l’utilizzo. Una fettuccia con due bottoncini a pressione o un piccolo moschettone saranno perfetti per appenderla all’esterno dello zaino, poi con una spilla da balia o due bottoncini a pressione potrai chiuderla una volta usato.

Se invece, non hai particolari abilità sartoriali, puoi acquistare un pee rag investendo pochi euro (la marca più diffusa in Italia è CIRCE CLOTH, mentre quella originale statunitense è il KULA CLOTH)

5 vantaggi della salvietta da pipì:
  1. è riutilizzabile: non importa quante volte dovrai fare una sosta tecnica durante la giornata, la potrai riutilizzare ogni volta senza bagnarti le dita e evitando irritazioni e cattivi odori
  2. è lavabile e rilavabile: una volta utilizzata, puoi chiudere e appendere la tua salvietta all’esterno dello zaino, oppure sciacquarla con un po’ d’acqua dalla borraccia. Lavala a fine tappa con acqua e una goccia di sapone biodegradabile oppure insieme ai tuoi vestiti: vedrai che asciugherà più rapidamente dei calzini tecnici! Se temi di sporcarla con il sangue mestruale, prediligi un tessuto nero o scuro per il lato assorbente: si pulirà comunque facilmente durante il lavaggio
  3. è compatta e leggera: con una sola salvietta ti libererai per sempre del peso e dell’ingombro di fazzolettini e rotoli di carta igienica, lasciando spazio nello zaino a cose più importanti 
  4. è sostenibile: per quanto biodegradabili e poco chimici, la produzione di carta igienica e fazzolettini richiede comunque un’ingente consumo di risorse e materie prime (legno, acqua, energia elettrica) che con l’uso di questo semplice accessorio si risparmiano , specialmente se si riutilizzano tessuti altrimenti sprecati
  5. è igienica e confortevole: la superficie assorbente è più morbida di qualunque fazzolettino e il lato impermeabile impedisce di sporcarsi le mani, inoltre, per citare uno spot televisivo di qualche anno fa, “non finisce mai”!
Alla prova dei fatti

La prima volta che lessi una presentazione di una salvietta di questo tipo, pensai che non faceva per me. Mi preoccupavano i cattivi odori, lo sgocciolio, il disagio. Eppure, negli ultimi anni, mi sono trovata sempre più spesso a osservare con tristezza i resti di fazzolettini ai margini dei sentieri e soprattutto dei cammini e a pensare come si potrebbe eliminare questo problema in un modo igienico per noi e per l’ambiente e, onestamente, andarmene in giro con rotoli di sacchetti di plastica in cui chiudere resti di fazzoletti sporchi da buttare via una volta a casa, non mi sembrava la soluzione migliore.

Così, per Natale, ho ordinato due pee rag da portare in cammino sulla Regia Trazzera che attraversa la Sicilia da Palermo a Noto. Dopo due giorni di utilizzo esclusivo, sia io che la persona che camminava con me già avevamo deciso che sarebbe diventata un elemento imprescindibile nel nostro zaino. Pratica, comoda, poco ingombrante, facilissima da utilizzare, discreta, inodore, pulita e sempre disponibile: praticamente la svolta.

Dopo dieci giorni di cammino in mezzo alla natura, arrivata alla stazione dei pullman di Palermo, ecco la rivelazione. Prima di salire sul pullman, lasciai lo zaino fuori dalle toilettes e mi avviai fiduciosa verso il bagno pubblico. Inutile dire che, espletata la necessità fisiologica, la mia delusione fu grandissima quando scoprii che non c’era carta igienica nel bagno e io avevo finito i fazzolettini (perché, sì: anche il raffreddore è una brutta bestia): il primo pensiero andò alla mia fedele salvietta appesa al mio fin lì inseparabile zaino.

Pillola di sostenibilità

Non dimenticare di mettere nello zaino fazzolettini biodegradabili al 100% o una salvietta per la pipì lavabile e riutilizzabile e scegli sempre un luogo lontano da corsi e fonti d’acqua per la tua sosta tecnica!

Vuoi rendere più sostenibili le attività outdoor del tuo territorio?

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